Cos’e la pasqua? Da dove origina questa festa, cosa significa e come è arrivata a noi?
La pasqua fu costituita al tempo di Mosè quando il popolo di Israele era prigioniero in Egitto….
Molti considerano la “Bibbia” una specie di raccolta di libri un po’ confusionaria, con racconti e fatti senza senso di continuità. Senza un Progetto costruttivo. Ma di fatto fin da Genesi è la narrazione del Progetto di Dio ed ogni avvenimento è parte di questo progetto.
La festa principale dei Giudei, che celebra l’esodo, la liberazione di Israele dall’Egitto (Es 12; Eb 11:28). Chiamata anche la festa degli Azzimi o dei pani azzimi (perché non potevano mangiare pane con lievito prima di uscire dall’Egitto); in realtà la festa degli Azzimi si riferiva alla festa di tutta la settimana precedente, di cui il giorno della Pasqua era l’ultima.
La Pasqua fu celebrata il quattordicesimo giorno di Abib, il primo mese dell’anno. Tutti i Giudei dovevano andare a Gerusalemme ogni Pasqua (Es 34:18-26; Lev 23:5-8; De 16:1-8,16). Ma la festa fu osservata pochissimo: infatti per quasi 600 anni, dai giudici fino al re Giosia, non fu celebrata mai (2Re 23:21-23), anche se secondo (2Cr 35:1-19) fu solo la più grande (non l’unica) Pasqua di quel periodo – Salomone offriva i sacrifici alla festa degli Azzimi (2Cr 8:13), ed anche il re Ezechia (2) celebrò la Pasqua circa 80 anni prima (2Cr 30). Esdra (2) e Ezechiele (2) ristabilirono la Pasqua dopo l’esilio (Esd 6:19-22; Ez 45:21-24). Gesù celebrava la Pasqua, prima con i suoi (Lu 2:41), e poi almeno due volte durante il suo ministero, l’ultima volta per morire (Gv 2:13,23; Lu 22:1-15); vedi anche per la terza Pasqua (Gv 6:4). Ci sono anche dei riferimenti alla Pasqua in At 12:3-4; 20:6. Gesù adempì la Pasqua quando morì come sacrificio (1Cor 5:7-8).
Esodo 12-13
12:1 Il Signore disse a Mosè e ad Aronne nel paese d’Egitto: 2 «Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. 3 Parlate a tutta la comunità di Israele e dite: Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. 4 Se la famiglia fosse troppo piccola per consumare un agnello, si assocerà al suo vicino, al più prossimo della casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello, secondo quanto ciascuno può mangiarne. 5 Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre 6 e lo serberete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. 7 Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case, in cui lo dovranno mangiare. 8 In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. 9 Non lo mangerete crudo, né bollito nell’acqua, ma solo arrostito al fuoco con la testa, le gambe e le viscere. 10 Non ne dovete far avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato lo brucerete nel fuoco. 11 Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la pasqua del Signore!
Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione, lo celebrerete come un rito perenne.
43 Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: «Questo è il rito della pasqua: nessun straniero ne deve mangiare.
44 Quanto a ogni schiavo acquistato con denaro, lo circonciderai e allora ne potrà mangiare.
45 L’avventizio e il mercenario non ne mangeranno.
46 In una sola casa si mangerà: non ne porterai la carne fuori di casa; non ne spezzerete alcun osso.
47 Tutta la comunità d’Israele la celebrerà. 48 Se un forestiero è domiciliato presso di te e vuol celebrare la pasqua del Signore, sia circonciso ogni suo maschio: allora si accosterà per celebrarla e sarà come un nativo del paese. Ma nessun non circonciso ne deve mangiare.
49 Vi sarà una sola legge per il nativo e per il forestiero, che è domiciliato in mezzo a voi».
COSA SIGNIFICA LA PAROLA “PASQUA”?
Deriva dal greco: pascha, a sua volta dall’aramaico pasah e significa propriamente “passare oltre”, quindi “passaggio”. Gli Ebrei ricordavano il passaggio attraverso il mar Rosso dalla schiavitù d’Egitto alla liberazione.
Luca 22:20
Allo stesso modo, dopo aver cenato, diede loro il calice dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, che è versato per voi.
1Corinzi 11:23-25
23 Poiché ho ricevuto dal Signore quello che vi ho anche trasmesso; cioè, che il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane 24 e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». 25 Nello stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me.
La verità sulla pasqua Cristiana
Gesù è morto senza dubbio il 14 di nissàn. E la sua ultima cena avvenne all’inizio del 14, dopo il tramonto del tredici.
Qquell’ultima cena non fu la celebrazione della Pasqua ebraica.
La Pasqua ebraica cadeva il 14 di nissàn nel senso che il 14 veniva sacrificato l’agnello pasquale. Il 14 era il giorno della preparazione in cui l’agnello pasquale veniva sacrificato e che sarebbe stato mangiato dalle famiglie ebree nella notte che segnava l’inizio del giorno 15. In quel giorno 14, detto anche “giorno della preparazione”, veniva pure tolto il lievito dalle case. In quello stesso giorno 14 i giudei poterono dire che non avevano ancora mangiato la Pasqua (Gv 18:28). E gli apostoli di Gesù, all’inizio di quel giorno 14, credevano che Gesù intendesse acquistare qualcosa per la festa, ovvero per la Pasqua, l’unica festa che seguiva (Gv 13:29). Tutto ciò – ovvero quella cena – avveniva prima della Pasqua: “Prima della festa di Pasqua […] durante la cena”. – Gv 13:1,2.
Cosa fu, allora, quella ultima cena?
Fu una cena. L’ultima. I particolari di quella cena indicano chiaramente che fu proprio una cena e non la cena pasquale.
Eppure non fu semplicemente una qualsiasi cena, seppure l’ultima. Quella sera accadde qualcosa di memorabile, di indimenticabile. Qualcosa di nuovo.
Data l’importanza che quella cena assunse per tutti i credenti di tutti i tempi, occorre capire prima in cosa essa consistette.
Prima di esaminarne singolarmente i dettagli, vediamoli in una panoramica:
Gesù e gli apostoli si mettono a tavola
“Egli giaceva a tavola con i dodici discepoli. Mentre mangiavano . . .”. – Mt 26:20,21, TNM.
“Mentre giacevano a tavola e mangiavano”. – Mr 14:18, TNM.
“Egli giacque a tavola, e gli apostoli con lui”. – Lc 22:14, TNM.
“Giacendo di nuovo a tavola”. –
Gv 13:12, TNM.
Yeshùa e gli apostoli intingono in una scodella
“Chi mette la mano con me nella scodella è colui che mi tradirà”. – Mt 26:23, TNM.
“È uno dei dodici, che sta intingendo con me nella scodella comune”.
– Mr 14:20, TNM.
“È quello al quale darò il boccone che intingo”. E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda”. – Gv 13:26, TNM.
Gesù usa il pane della cena
“Mentre continuavano a mangiare, Gesù prese un pane”. – Mt 26:26, TNM.
“Mentre continuavano a mangiare, egli prese un pane”. – Mr 14:22, TNM.
“Preso un pane”. – Lc 22:19, TNM.
Gesù e gli apostoli escono di notte dopo cena
“Uscirono verso il monte degli Ulivi”. – Mt 26:30, TNM.
“E vennero a un luogo il cui nome era Getsemani”. – Mr 14:32, TNM.
“Uscito”. – Lc 22:39, TNM.
“Gesù uscì con i suoi discepoli”. – Gv 18:1, TNM.
“Mentre veniva preparato il pasto serale” (Gv 13:2, TNM): è questo il primo particolare che attira la nostra attenzione in questa disamina di quell’ultima cena. Intanto, è definito un pasto serale. Si noti che in precedenza i discepoli avevano domandato a Gesù: “Dove vuoi che ti prepariamo la Pasqua?” (Mt 26:17). Ora però non si dice che stessero preparando la Pasqua, ma il pasto serale. In più – a parte il giorno sbagliato (era infatti l’inizio del 14 di nissàn) – non si sarebbe potuto preparare la Pasqua in quel momento: essa avrebbe dovuto essere preparata ben prima (scannare l’agnello, scuoiarlo, pulirlo, arrostirlo). Ciò doveva essere fatto nel pomeriggio del 14, il giorno della preparazione; per loro, il pomeriggio seguente. Quella sera l’agnello non c’era, non poteva esserci; infatti, non è neppure nominato.
Impariamo dalla Bibbia non solo da quanto dice, ma anche da quanto non dice. E circa quella sera del 14 nissàn essa non dice nulla dei classici preparativi che gli ebrei facevano per la Pasqua: semplicemente non li fecero. Tutto questo accadeva infatti “prima della festa della Pasqua”. – Gv 13:1.
“Mangiavano” (Mt 26:21): il linguaggio è quello quotidiano. Un gruppo di amici si riunisce e prepara la propria cena. Si mettono a tavola. E cenano: semplicemente “mangiavano”.
Le donne sono assenti. Se si pensa a quello che è – “un pasto serale” tra il maestro e i suoi discepoli – non colpisce l’assenza di donne. Ma se si vuol far passare questa cena per una cena pasquale, stride allora l’assenza di donne. Nella tradizione ebraica, la Pasqua era una festa da celebrare in famiglia: “Ognuno prenda un agnello per famiglia, un agnello per casa”; “Se la casa è troppo poco numerosa per un agnello, se ne prenda uno in comune con il vicino di casa” (Es 12:3,4). In quell’occasione gli ebrei erano festosi. Partecipavano alla cena pasquale le famiglie intere. Anche i bambini erano protagonisti (Es 12:26,27). E dove erano Maria di Magdala, la suocera di Pietro, Marta, Miryàm, e tutte le altre che seguivano solitamente Gesù?
‘Il boccone intinto nella scodella’ (Mr 14:20).
Questo elemento stupisce grandemente se si vuol pensare ad una cena pasquale. Il termine boccone è nel greco del testo ψωμίον (psomìon); si tratta di un diminutivo che indica un pezzetto di pane. Si tratta di pane comune, non di pane azzimo (in greco c’è un vocabolo specifico per azzimo: ἄζυμος, àzümos). Ora, se si trattasse della Pasqua, questo pezzetto di pane non poteva essere presente: a Pasqua si potevano mangiare solo pani azzimi. Questo pezzetto di pane viene poi intinto in una scodella. Questo particolare imbarazza gli esegeti che sostengono che si trattasse di una cena pasquale. Perché? Perché il pane azzimo non si presta a essere intinto: è molto secco e si sbriciolerebbe tra le dita. Per di più che ci faceva lì una scodella con dell’intingolo in cui inzuppare del pane? Alcuni commentatori cercano di superare il problema facendo notare che Dt 16:7 dice: “Farai cuocere la vittima”; essi fanno anche notare che il verbo ebraico qui impiegato per “cuocere” (בשל [bashàl]) significa sia cuocere che bollire; per cui, secondo loro, l’agnello poteva essere lessato e mangiato poi con degli intingoli. Il verbo ebraico – è vero – può significare sia cuocere che bollire, ma il fatto è che può significare sia l’uno che l’altro. Che qui si possa, anzi si debba escludere il significato di bollire (l’agnello pasquale) è provato da Es 12:9: “Non mangiatelo poco cotto o lessato nell’acqua, ma sia arrostito al fuoco”. Sostenere quindi che Gesù abbia consumato un agnello lessato o in umido con un intingolo in cui inzuppare un pezzetto di pane, è antiscritturale. La presenza di un intingolo, di una scodella in cui inzuppare del pane e del pane adatto a esservi inzuppato sono del tutto estranei ad una cena pasquale.
“Prese un pane” (Mt 26:26). Il vocabolo greco tradotto pane è qui ἄρτος (àrtos): è la stessa identica parola impiegata nella preghiera modello che Gesù insegnò: “Dacci oggi il nostro pane [greco ἄρτον (àrton)] quotidiano” (Mt 6:11). Per il pane azzimo di Pasqua la Bibbia usa il termine greco ἄζυμος (àzümos): “Celebriamo dunque la festa [qui Paolo parla della Pasqua che i discepoli devono osservare], non con vecchio lievito, né con lievito di malizia e di malvagità, ma con gli azzimi [greco ἀζύμοις (azΰmois)]”. – 1Cor 5:8.
“Uscirono” (Mt 26:30): se fosse stata davvero la Pasqua, Yeshùa – giudeo osservante – avrebbe commesso una violazione della Legge.
Infatti, era notte (Mt 26:31,34). Dt 16:7 prescriveva: “La mattina te ne potrai tornare”. La notte di Pasqua doveva essere trascorsa all’interno della casa. Il fatto che uscirono di notte indica che quella non era la notte di Pasqua.
“Li trovò addormentati” (Mt 26:43). La notte di Pasqua doveva essere una notte di veglia: “Questa è la notte di veglia in onore del Signore per tutti i figli d’Israele, di generazione in generazione” (Es 12:42). Il fatto che i discepoli dormissero indica che per loro era una notte come le altre, se pur così particolare. Gesù era perfettamente consapevole del suo prossimo sacrifico e passò quella notte in preghiera. I discepoli, confusi, semplicemente dormivano vinti dalla stanchezza.
Possibilità di fare acquisti.
“Gesù gli disse: ‘Quel che fai, fallo presto. Ma nessuno dei commensali comprese perché gli avesse detto così. Difatti alcuni pensavano che, siccome Giuda teneva la borsa, Gesù gli avesse detto: ‘Compra quel che ci occorre per la festa’” (Gv 13:27-29). I discepoli fraintendono l’allusione di Gesù. E ne emerge un dato importante per noi: fare acquisti, in quel 14 di nissàn, era possibile. Era un giorno feriale. Se fosse stato il giorno festivo della cena pasquale, sarebbe stato vietato fare acquisti.
Quel giorno era lavorativo.
“Mentre uscivano, trovarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la croce di Gesù” (Mt 27:32). Ciò accade durante quel 14 di nissàn. Se il giorno fosse stato festivo, Simone non avrebbe potuto portare quel peso (Es 20:8-11; Lv 23:1-3). Mr 15:21 specifica che questo Simone “passava di là, tornando dai campi”. Aveva terminato il suo lavoro: altro indizio che non si era in giorno festivo (in cui era vietato lavorare).
Non era un giorno festivo. “I capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono . . . e deliberarono di prendere Gesù con inganno e di farlo morire. Ma dicevano: ‘Non durante la festa, perché non accada qualche tumulto nel popolo”. – Mt 26:3-5.
Non era il giorno di Pasqua. “Era mattina, ed essi non entrarono nel pretorio per non contaminarsi e poter così mangiare la Pasqua” (Gv 18:28). Quella mattina del 14 di nissàn gli ebrei non avevano ancora mangiato la Pasqua. L’agnello sarebbe stato scannato e preparato nel pomeriggio per essere consumato dopo il tramonto.
Era in giorno della preparazione
della Pasqua. “Era il giorno della Preparazione, e stava per cominciare il sabato” (Lc 23:54). “I Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato (poiché era la Preparazione e quel sabato era un gran giorno), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe, e fossero portati via” (Gv 19:31). I giudei si preoccupano di non lasciare i cadaveri esposti sui pali prima che inizi (dopo il tramonto) il giorno festivo, il 15 di nissàn, la Pasqua, detta anche “grande sabato” (come tutti i giorni delle sante Festività di Dio). Lo spezzamento delle gambe avrebbe affrettato la morte perché i condannati non avrebbero più potuto far leva sulle gambe per respirare. La Legge vietava di lasciare un cadavere sul palo durante la notte. – Lv 21:23.
In conclusione, quella non fu davvero la notte di Pasqua. È indubbio che il giorno prima, il 13 nissàn, i discepoli intendessero preparare tutto per la Pasqua: “Dove vuoi che ti prepariamo la Pasqua?” (Mt 26:17). Seguendo le stesse istruzioni di Gesù, trovarono una casa temporanea – come prevedeva la Legge – in cui avrebbero celebrato la Pasqua. Il giorno dopo, il 14, durante il giorno di preparazione, avrebbero provveduto a sacrificare un agnello e a cuocerlo, per poi consumarlo sopraggiunto con la notte il giorno festivo del 15. Avrebbero poi trascorso quella notte pasquale del 15 all’interno di quella abitazione temporanea, vegliando. Questo intendevano fare. Sopraggiunta la sera, alla fine del 13 e all’inizio del 14, semplicemente prepararono una cena e la consumarono insieme. Il giorno seguente avrebbero avuto molto da fare per preparare la Pasqua. Questi preparativi, secondo un loro fraintendimento, avrebbero incluso forse anche degli acquisti che Gesù intendeva fare per la festa. Le cose però non andarono così. Gesù lo aveva tanto desiderato, ma quello rimase solo un desiderio. “Egli si mise a tavola, e gli apostoli con lui. Egli disse loro: ‘Ho vivamente desiderato di mangiare questa Pasqua con voi, prima di soffrire’” (Lc 22:14,15). Il testo greco dice: Ἐπιθυμίᾳ ἐπεθύμησα τοῦτο τὸ πάσχα φαγεῖν μετ’ ὑμῶν (epithümìa epethǜmesa tùto to pàscha faghèin met’ümòn), “con brama ho bramato questa Pasqua di mangiare con voi”. La poca comprensione che quella Pasqua lui non la mangiò fa perfino aggiustare le traduzioni: “Vi dico: Non la mangerò di nuovo finché non sia adempiuta nel regno di Dio” (v. 16, TNM). Quel “di nuovo” fa intendere che la mangiasse, ma si tratta di un’aggiunta del tutto assente nel testo biblico. La Bibbia dice:
λέγω γὰρ ὑμῖν ὅτι οὐ μὴ φάγω αυτὸ
lègo gar ümìn òti u me fàgo autò
dico infatti a voi che non affatto mangerò essa
La negazione οὐ μὴ (u me), “non affatto”, è molto forte: Gesù sta dicendo che non la mangerà, non la mangerà per nulla. Sebbene lo desiderasse molto, non poté: quell’anno la Pasqua era lui stesso: era lui “l’agnello di Dio” che doveva essere immolato.
Perché dice che Gesù fu nella tomba tre giorni e tre notti, se morì venerdì e risuscitò domenica?
Matteo 12:40
ADESSO ABBIAMO DUE DIVERSE CRONOLOGIE, vediamole entrambe.
PRIMA
Bisogna riconoscere alcuni modi di dire dei Giudei per capire bene “tre giorni e tre notti”. Prima di tutto, quando i Giudei contavano, il numero uno era assegnato al presente. (Che significa? che veniva contato anche il giorno in cui si era!) Così “fra due giorni” sarebbe stato “domani”. In italiano, si fa qualcosa di simile con le espressioni “fra otto giorni” e “fra 15 giorni”. Secondo, “giorno e notte” non si riferisce ad un intero periodo di 24 ore, ma di qualsiasi parte di un giorno. Per esempio, in Est 4:16 dovevano digiunare “per tre giorni, notte e giorno”, e poi “il terzo giorno” Ester si presentò al re (Est 5:1), cioè meno di 72 ore dopo. Vedi anche Gen 42:17-18; 1Sam 30:12-13. Similmente, Gesù dichiarò che sarebbe stato risorto “il terzo giorno” (Mt 16:21; 17:23; 20:19; 1Cor 15:4), cioè durante il terzo giorno (ossia due giorni dopo il giorno di inizio), non dopo tre giorni di 24 ore. Terzo, il giorno per i Giudei iniziava al tramonto. Quindi, Gesù morì il pomeriggio di venerdì, il primo giorno. Fu nella tomba dal tramonto di venerdì fino al tramonto di sabato, il secondo giorno. Ed anche dal tramonto di sabato fino alla mattina di domenica, il terzo giorno, anche se furono passate solo circa 36 ore.
SECONDA
Un’alternativa, che è creduta da alcuni, è che Gesù morì mercoledì sera e non venerdì. Così rimase nella tomba per 72 ore, risuscitò sabato sera ma fu trovato vivo per la prima volta domenica mattina.
Ma vediamo dettaglio la seconda cronologia.
La crocifissione di Cristo ha avuto luogo il giorno di Pasqua, il 14 di Abib (o Nisan), il primo mese nel calendario sacro di Dio. Ciò avvenne nell’anno 31 d.C. in cui la Pasqua cadde di mercoledì. Molti non riescono a prendere in considerazione la profezia che il Messia sarebbe stato «Messo a morte… nel mezzo della settimana» (Daniele 9:26-27). Mercoledì cade nella metà della settimana — lo stesso giorno in cui cadde la Pasqua nel 31 d.C.. Secondo il calendario romano, questa data fu di mercoledì, 25 Aprile.
Tra la nona e dodicesima ora (3:00 – 6:00 p.m.), Cristo morì (Luca 23:44-46). Con il permesso del governatore Pilato, Giuseppe di Arimatea prese il corpo, e lo avvolse in un lenzuolo (Giovanni 19:40) e lo mise nel sepolcro (Luca 23:50-53). Non appena fu terminata la sepoltura, il sabato «stava per cominciare» (versetto 54). Così, la sepoltura ha avuto luogo il giorno di Pasqua, poco prima del tramonto. Quella Pasqua era un giorno di preparazione, in quanto precedeva un sabato annuale. Questo sabato annuale (chiamato il primo giorno degli Azzimi) veniva chiamato un grande sabato o «grande giorno» (Giovanni 19:31), e cadde di Giovedì quell’anno. Fu in questo giorno che il sommo sacerdote e i farisei andarono da Pilato per assicurare che la tomba di Cristo fosse custodita in modo sicuro e sigillata (Matteo 27:62-66).
Marco 16:1 ci dice quello che avvenne in quel venerdì: «Ora, trascorso il sabato, Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo, e Salome acquistarono degli aromi per andare ad imbalsamare Gesù» (il versetto 2 salta alla domenica mattina). La frase: «Ora, trascorso il sabato», si riferisce al grande giorno che avvenne di giovedì. Poiché le donne non potevano acquistare le spezie di sabato il settimo giorno (il sabato settimanale), venerdì era l’unico giorno in cui avrebbero potuto farlo.
Luca 23:56 afferma: «poi esse tornarono a casa e prepararono gli aromi e gli unguenti; e durante il sabato si riposarono, secondo il comandamento» Dopo aver acquistato le spezie, tornarono e le prepararono per applicarle al corpo di Cristo nella tomba, cosa che avevano programmato di fare dopo il riposo del sabato settimanale.
Luca 24:1 afferma: «Ora, nel primo giorno della settimana [domenica], al mattino molto presto esse, e altre donne con loro, si recarono al sepolcro, portando gli aromi che avevano preparato». Le donne trovarono la tomba vuota (versetto 3). Due angeli con vesti sfolgoranti gli dissero che Cristo era già «risuscitato» (versetti 4-6). Marco 16:2 afferma che le donne erano presenti «al levar del sole» Questo significa che Cristo risuscitò prima dell’alba. Giovanni 20:1 ci dice inoltre che Maria Maddalena andò presto «quando era ancora buio» e trovo la pietra che sigillava la tomba che era già stata rotolata via. Al sorgere del sole non poteva essere avvenuta la resurrezione — perché Cristo era già risorto!
In nessuna parte delle Scritture è documentato che Cristo risorse all’alba di domenica mattina. Tuttavia, essa ci dice che Cristo sarebbe rimasto nella tomba per tre giorni e tre notti. Chiunque sia disposto a credere nella Bibbia, non dovrebbe trovare questo difficile da accettare. In realtà, è l’unica conclusione logica che si può trarre. Cristo fu messo nella tomba poco prima del tramonto di mercoledì. Tre giorni completi (tre giorni e tre notti) ci portano alla fine del sabato settimanale, appena prima del tramonto, quando Cristo fu risuscitato — proprio come Lui aveva profetizzato!
DOMANDA
Adesso questo discutere sulle date e giorni della morte e resurrezione è davvero importante? è fondamentale? Io penso che non lo sia affatto!
Tutto questo discutere serve solo a dire e confermare che “Gesu Cristo” è il messia o pure non lo è! Di fatto è una grossa pietra di inciampo! Infatti se si potesse dimostrare il segno di “Giona” con prove inconfutabili gli Ebrei avrebbero la certezza di aver messo a Morte il loro Messia! e i Cristiani che Cristo è DIO di fatto annulando ognio altra religione!
Ma di fatto questo “discussione” è rivolto solo a chi non crede per farli perdere e non capire!
Matteo 11
2 Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: 3 «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?». 4 Gesù rispose: «Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: 5 I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, 6 e beato colui che non si scandalizza di me».
Matteo 16
1 I farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse loro un segno dal cielo. 2 Ma egli rispose: «Quando si fa sera, voi dite: Bel tempo, perché il cielo rosseggia; 3 e al mattino: Oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo. Sapete dunque interpretare l’aspetto del cielo e non sapete distinguere i segni dei tempi? 4 Una generazione perversa e adultera cerca un segno, ma nessun segno le sarà dato se non il segno di Giona». E lasciatili, se ne andò….
<<Una Generazione Perversa>>
13 Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». 14 Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 15 Disse loro: «Voi chi dite che io sia?». 16 Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 17 E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. 18 E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. 19 A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 20 Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
QUINDI gli apostoli e i fedeli di Gesù NON AVEVANO BISOGNO DI NESSUN SEGNO! Essi sapevano che Cristo era DIO il Salvatore e il Messia!
Ma allora?
1Corinzi 11,23-26
23 Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane 24 e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». 25 Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». 26 Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga.
Gesù e L’Agnello
Giovanni 1,29-36
29 Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: «Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! 30 Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me. 31 Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele».
Dopo ciò che avvenne in quella stanza la vigilia dell’agonia nel Getsemani e della morte sul Golgota, i figli della promessa hanno l’obbligo di ricordare il sacrificio di Cristo in questa maniera personale più nuova, più nobile e più santa.
Ma non Ogni Domenica o ogni Sabato! Ma solo nel giorno di Pasqua e solo secondo il calendario del suo tempo!
È una sera speciale. Gesù è nel punto di passaggio tra due sistemi e due grandi feste. Nel corso della storia del popolo d’Israele, la Pasqua rappresentava la commemorazione della liberazione dalla schiavitù egiziana, ma la festa indicava anche Gesù, “il nostro agnello pasquale” (cfr. 1 Corinzi 5:7). Nell’ultimo giorno trascorsa con i discepoli, Cristo istituisce un atto commemorativo della sua morte. Secondo le sue parole, la cena del Signore doveva essere celebrata dai suoi discepoli. Il pane spezzato e il vino “affinché chiunque crede in lui non perisca”, come leggiamo in Giovanni 3:16), questa cerimonia, attira l’attenzione dei credenti sull’unica persona attraverso la quale la salvezza è stata portata al mondo.
“Fate questo in memoria di me” (1 Corinzi 11:24).
La scrittrice Jessica Brodie fa notare che nella Bibbia ci sono numerosi esempi in cui Dio “ricorda”. Nell’Antico Testamento il verbo usato è zakar che significa “portare qualcuno nei propri pensieri”, ma anche “agire per suo conto”; e nel Nuovo Testamento incontriamo il verbo greco mimnēskomai, che sembra implicare anche l’azione. Così, quando “Dio si ricordò di Noè e di tutte le bestie selvatiche e del bestiame che erano con lui nell’arca” (Genesi 8:1), seguì anche un’azione: “Egli mandò un vento sulla terra e le acque si ritirarono”. Quando gli Israeliti furono ridotti in schiavitù in Egitto, “Dio ascoltò i loro gemiti e si ricordò della sua alleanza con Abramo, con Isacco e con Giacobbe” (Esodo 2:24), il risultato fu che mandò Mosè per condurli nella terra promessa.
“Dio… si ricordò [dei] doni ai poveri” del centurione Cornelio (Atti 10:31) e inviò l’apostolo Pietro per una missione impensabile per l’esclusivismo ebraico: andare a casa del centurione, predicare il vangelo a lui e alla sua famiglia e, infine, battezzare coloro che avevano creduto e ricevuto lo Spirito Santo.
Noi come ricordiamo i nostri cari? Lo facciamo in due date precise la loro nascita e la loro morte… non lo facciamo ogni settimana, non lo facciamo in date diverse ma esattamente nel loro giorno!
Adesso noi possiamo vedere una grande precisone nello stabilire le date in ogni festa e ricorrenza nella Bibbia. Ma NON c’è traccia della data di nascita di Cristo nessuno ne accenna! Ma secondo voi gli apostoli non conoscevano la data di nascita del loro profeta? Perchè in tutte le religioni del mondo i loro profeti hanno la data di nascita ed è per loro importante conoscerla mentre nei Vangeli non se ne fa cenno? (il 25 Dicembre non e la data di nascita di Cristo ma una festa imposta dalla Chiesa cattolica senza nessun fondamento)
Mentre nei Vangeli e negli atti e lettere e importante solo la Pasqua?
Il fatto è che quel giorno non è un giorno qualsiasi, ma pascha, a sua volta dall’aramaico pasah e significa propriamente “passare oltre”, quindi “passaggio”… Ma dove?
E’ un giorno che non ha eguali per i Cristiani, perchè è il solo ed unico giorno da ricordare e commemorare in “memoria di me” In questo giorno, si passa oltre… oltre dal giorno in cui DIO si separo dal genere umano dopo il peccato originale che fu commesso.
51 Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono,
il velo separava la zona riservata ai sacerdoti da quella del Santo dei Santi, nel quale poteva entrare solo il Sommo Sacerdote una volta all’anno nel Giorno dell’Espiazione. Fu questo Velo che si squarciò.
Tanto per dare l’idea della straordinarietà del fatto, lo storico ebreo Giuseppe Flavio diceva che nemmeno due cavalli legati a questa grande tenda, sarebbero riusciti a strapparla. La sua manutenzione era veramente un’impresa: alta quasi venti metri e spessa dieci centimetri, per poterla arrotolare si diceva che ci volessero una settantina di uomini. Il Velo del Tempio (in ebraico Parokhet) rispondeva agli obblighi che il libro dell’Esodo aveva indicato per la costruzione del tempio: «Farai poi una cortina di porpora violacea e scarlatta, di cremisi e di lino fine ritorto, lavorato a ricamo, con cherubini, e l’appenderai a quattro colonne d’acacia ricoperte d’oro, con ganci d’oro e posate sopra quattro basi d’argento. Metterai la cortina sotto i fermagli; e, al di là della cortina, nell’interno, vi collocherai l’Arca della Testimonianza; e la cortina servirà da divisione tra il luogo Santo e quello Santissimo» (Es 26,30).
C’è un altro particolare evidenziato da tutti e tre gli evangelisti e cioè il modo della lacerazione del Velo: «si squarciò in due, dall’alto in basso» (Mt 27,51e Mc 15,38), «si squarciò nel mezzo» (Lc 23,45). Tutti e tre gli evangelisti concordano sul fatto che questo squarcio non è partito dal basso per usura, come sarebbe naturale: anche Luca che non parla né di cima, né di fondo, dice che il taglio avviene nel centro.
Il simbolo è molto denso, perché nella Scrittura «l’alto» è il luogo della trascendenza divina e il «basso» invece della realtà umana. Traendo quindi le prime conclusioni, lo squarcio del Velo del Tempio era prodigioso (al di là delle congetture che lo vedono conseguenza del terremoto): esso ebbe proprio inizio «dall’alto», a partire da Dio, cioè per sua iniziativa.
La lacerazione del Velo del Tempio corrisponde all’eliminazione di ciò che si frapponeva tra il luogo dov’era l’alleanza e il luogo dell’offerta e il popolo; quindi l’ultimo respiro di Gesù annulla la separazione cultuale, cioè la distanza tra Dio e l’uomo è colmata da Cristo. Lo spiega molto bene la lettera agli Ebrei quando dice: «Cristo è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri attraverso una tenda più grande e più perfetta non costruita da mani d’uomo, cioè non appartenente a questa creazione: Egli entrò una volta per sempre nel suo santuario, non mediante il sangue di capri e vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna» (9,11). Gli evangelisti intendono dire, in questo senso, che con l’evento della morte del Signore tutti hanno libero accesso alla salvezza; oppure si può dire con la lettera agli Ebrei che Gesù è il vero sacerdote, con la morte attraversa il velo, lo supera una volte per tutte, compiendo il rito dell’espiazione una volta sola e in modo definitivo. Le due interpretazioni si completano a vicenda.
CONCLUSIONE
Quindi la Pasqua non è la “morte di Cristo” ma il sacrificio di Cristo. E il PASSAGGIO per tutta la Umanità dalla separazione da Dio alla Redenzione di ogni essere vivente.
Il giorno di pasqua e non in altro giorno, si RICORDA questo evento, che di fatto nel Cristianesimo delle chiese false viene occultato o messo in secondo piano!
Si combattono sulle date quando una data è certa da sempre il giorno di Pasqua! (secondo il calendario in uso al tempo di Gesù) La data in cui tutti i suoi ELETTI devono ricordare cosa essa simboleggia! NON la morte di Cristo ma la NASCITA di una nuova era, Ogni persona puo andare da Dio Padre senza passare per un “sacerdote” senza intercessione…
COME CRISTO DICEVA AI SUOI FEDELI
6 Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
7 Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. 8 Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate.
Dio crea la sua nuova Chiesa spirituale con a capo Cristo! In matteo 24.. 21 Poiché vi sarà allora una tribolazione grande, quale mai avvenne dall’inizio del mondo fino a ora, né mai più ci sarà. 22 E se quei giorni non fossero abbreviati, nessun vivente si salverebbe; ma a causa degli eletti quei giorni saranno abbreviati.
Questi eletti non avrebbero potuto esistere senza la nuova pasqua, quindi è importate ricordare cosa sia la Pasqua e perchè si fa in “Memoria di me”… non per ricordare Cristo, che è presente e vivo ogni giorno nello spirito di un Cristiano e se non lo e allora avete un problema… ma per ricordare cosa significa quella giornata!
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Aggiunta e commenti
La Pasqua era ed è tuttora la festa ebraica che ricorda la fuga degli ebrei dall’Egitto. Quando nel IV secolo a seguito dell’editto di Milano i cristiani ebbero libertà di culto e il cristianesimo divenne la religione di stato dell’Impero Romano, la Pasqua fu inserita anche nel calendario giuliano come festa della Resurrezione di Cristo.
Nel 325 il Concilio di Nicea stabilì che la Pasqua cristiana venisse celebrata la prima domenica dopo il plenilunio di primavera, e cioè la prima Luna piena a partire dal giorno dell’equinozio di primavera che in quegli anni cadeva in media il 21 marzo e il 21 marzo divenne per la Chiesa la data convenzionale (ma non sempre astronomicamente vera) dell’equinozio.