Dio e’ una verita’ oggettiva o soggettiva?
Tra tutti gli argomenti trattati in questo sito, questo è certamente un dei più complicati e anche il più essenziale! Come al solito è frutto di molte ricerche, su diversi siti web e su diversi documenti. Quello che riporto e una elaborazione di queste informazioni.
(non cito le varie fonti perchè sono davvero tante.)
Nel dibattere riguardo all’esistenza di Dio ci si può imbattere in delle situazione piuttosto paradossali, in cui tutte le nostre argomentazioni e la nostra logica vengono scaraventate fuori dalla finestra con una semplice frase come “la verità non esiste” (posizione scettica) o “ciò che è vero per te non è vero per me” (posizione soggettivista).
In questo mondo relativista, lo Scetticismo e il Soggettivismo sono visioni dominanti, ma sono visioni auto-contradditorie, assurde, e quindi false. Per quanto siano visioni filosofiche facilmente confutabili, è nostro dovere rifiutarle fermamente, perché se fossero visioni vere, allora il Cristianesimo, la Verità e Dio sarebbero falsi. Lo scetticismo e il soggettivismo minano proprio il fondamento stesso di tutto ciò in cui crediamo, dunque anche se sono posizioni ridicole, vanno confutate.
Prima di dimostrare la natura oggettiva della verità e confutare lo scetticismo e il soggettivismo, dobbiamo definire qualche termine. Crediamo che una grande parte del soggettivismo incominci qui, alla radice, con una incomprensione del significato dei termini “oggettiva” , “soggettiva” e “verità”.
La verità soggettiva è un concetto che è stato dibattuto per secoli. Si riferisce all’idea che la verità non è oggettiva o assoluta, ma piuttosto soggettiva e relativa alle credenze, alle esperienze e alle prospettive di un individuo. In altre parole, ciò che può essere vero per una persona potrebbe non esserlo per un’altra.
Per molte persone, la verità soggettiva è un concetto difficile da afferrare. Sfida l’idea che esista una sola verità e che tutti dovrebbero crederci. Tuttavia, la verità soggettiva è un concetto importante da comprendere, specialmente nel mondo di oggi in cui le persone hanno credenze e opinioni molto diverse.
Come cristiani, crediamo nella verità ultima della Bibbia. Tuttavia, anche all’interno della nostra stessa fede, ci sono diverse interpretazioni delle scritture e credenze su Dio. Comprendere la verità soggettiva può aiutarci a superare queste differenze e affrontare le conversazioni con umiltà e apertura.
Verità oggettiva significa che è tale verità è “indipendente da colui che la conosce e dalla consapevolezza che ha di essa”. Se un tavolo è lungo 2 metri, anche se tutto il mondo lo ritenesse lungo 3, sarebbe sempre oggettivamente lungo 2 metri, poiché l’oggettività non dipende da chi la conosce. Se i Nazisti avessero vinto la Seconda Guerra Mondiale e avessero indottrinato tutto il mondo con l’idea che sterminare gli ebrei fosse un bene, non importa, anche se tutti lo pensassero, sarebbe oggettivamente sbagliato.
La verità oggettiva, d’altra parte, si basa su fatti che possono essere verificati e dimostrati veri indipendentemente dalle convinzioni o opinioni personali. Non è influenzato da sentimenti, convinzioni o prospettive, ma piuttosto da prove empiriche e ragionamenti logici. La verità oggettiva è spesso considerata universalmente vera e si applica a tutti, indipendentemente dalle loro convinzioni o opinioni personali.
È importante notare che la verità soggettiva e la verità oggettiva non si escludono necessariamente a vicenda. In alcuni casi, una verità soggettiva può essere basata su fatti oggettivi, ma l’interpretazione e il giudizio di tali fatti possono variare da persona a persona.
La verità soggettiva si riferisce a una verità che si basa sulle convinzioni, i sentimenti e le opinioni personali di un individuo. È spesso influenzato dalla prospettiva, dall’interpretazione e dal giudizio di una persona su una particolare situazione. La verità soggettiva non si basa necessariamente su fatti o prove oggettive, ma piuttosto sull’esperienza soggettiva e sulla percezione della realtà di un individuo.
Importante è sottolineare come tutta la questione tra soggettivisti e oggettivisti risieda nella definizione stessa di verità. La definizione che noi offriamo è di buon senso, e facilmente intuitiva; il soggettivista non sarà d’accordo con questa definizione, la definizione è infatti per sua natura è “oggettivista”. La questione è risiede quindi proprio nella definizione.
Aristotele definì ciò che le persone intendono per “verità” come “dire di ciò che è che è, e dire di ciò che non è che non è”. La verità significa corrispondenza di ciò che sappiamo e diciamo con ciò che è. È la corrispondenza piena e assoluta con la realtà effettiva. Importante è notare come questa definizione non debba essere letta nei soli termini di corrispondenza (tra idee e realtà), proprio come Locke avrebbe concepito la “verità”, tale interpretazione della definizione infatti implicherebbe che l’idea sia solamente una mera “immagine” di ciò che realmente è, arrivando quindi soltanto ad assomigliare a ciò che la realtà veramente è. La definizione aristotelica quindi, deve essere concepita anche in chiave identitaria, il che significa che l’idea diventa l’oggetto o la forma dell’oggetto che si conosce: la stessa forma che esiste in natura o in essenza riesiste in modo astratto nella mente.
Verità, credenze e sentimenti
Verità, credenze e sentimenti sono spesso intrecciati quando si tratta di verità soggettiva. Mentre la verità oggettiva si basa su prove fattuali, la verità soggettiva si basa spesso su credenze e sentimenti personali. La Bibbia afferma in Proverbi 3:5-6: “Confida nel Signore con tutto il tuo cuore e non ti appoggiare sul tuo discernimento; Riconoscilo in tutte le tue vie, ed egli appianerà i tuoi sentieri».
Le opinioni di Kierkegaard sulla verità soggettiva Kierkegaard, filosofo e teologo danese, credeva che la verità soggettiva fosse essenziale per l’esistenza umana. Ha sostenuto che la verità oggettiva non può fornire significato e scopo alle nostre vite e che la verità soggettiva è necessaria per noi per trovare il nostro significato e scopo individuale.
Kierkegaard credeva che la verità soggettiva fosse basata sulla nostra relazione con Dio. Ha sostenuto che possiamo trovare il vero significato e scopo nella vita solo sviluppando una relazione personale con Dio e che questa relazione si basa su esperienze e credenze soggettive.
In termini di relazione tra verità soggettiva e realtà oggettiva, Kierkegaard credeva che la realtà oggettiva fosse importante, ma che in ultima analisi fosse sottomessa alla verità soggettiva. Ha sostenuto che le nostre esperienze e convinzioni soggettive sono più importanti della realtà oggettiva, perché ci forniscono significato e scopo nella vita.
In conclusione, la verità soggettiva è un argomento complesso e controverso in filosofia. Mentre Aristotele credeva che la verità soggettiva fosse relativa all’individuo, Kierkegaard sosteneva che fosse essenziale per l’esistenza umana. Entrambi i filosofi hanno riconosciuto l’importanza della realtà oggettiva, ma differivano nelle loro opinioni sulla relazione tra realtà oggettiva e verità soggettiva.
La Bibbia ci insegna a stare attenti alla nostra percezione e a cercare la verità. Proverbi 14:12 dice: “C’è una via che all’uomo sembra diritta, ma la sua fine è la via della morte”. Dobbiamo essere consapevoli dei nostri pregiudizi e cercare di comprendere la verità da diverse prospettive.
Anche le emozioni giocano un ruolo significativo nel plasmare la verità soggettiva. Le nostre emozioni possono influenzare la nostra percezione e comprensione della verità. Ad esempio, se siamo arrabbiati, potremmo interpretare una situazione in modo diverso rispetto a quando fossimo calmi.
La Bibbia ci insegna a controllare le nostre emozioni e cercare la saggezza. Proverbi 29:11 dice: “Lo stolto sfoga tutti i suoi sentimenti, ma l’uomo saggio li trattiene”. Dobbiamo essere consapevoli delle nostre emozioni e cercare di comprendere la verità da un luogo di saggezza e comprensione.
In conclusione, la verità soggettiva è plasmata dalla nostra percezione ed emozioni. È importante essere consapevoli dei nostri pregiudizi e cercare la verità da diverse prospettive. Dovremmo anche cercare di controllare le nostre emozioni e cercare la saggezza quando interpretiamo la verità.
Verità soggettiva nella cultura e nella religione
La cultura e la religione sono due aree in cui prevale la verità soggettiva. Culture diverse hanno le proprie credenze, valori e tradizioni che potrebbero non essere universalmente accettate. Ad esempio, alcune culture possono vedere certi cibi come tabù, mentre altri possono vederli come una prelibatezza. Allo stesso modo, diverse religioni hanno le proprie credenze e pratiche che potrebbero non essere condivise da altre religioni. Ad esempio, i cristiani credono che Gesù Cristo sia l’unica via per la salvezza, mentre i musulmani credono negli insegnamenti del profeta Maometto.
bias di conferma
Le persone spesso cercano informazioni che confermino le loro convinzioni esistenti e ignorano le informazioni che le sfidano. Questo è noto come bias di conferma e può portare all’accettazione di informazioni false. Inoltre, le persone possono impegnarsi in conversazioni che rafforzano le loro convinzioni e ignorano le informazioni che le contraddicono. Ciò può portare alla formazione di camere dell’eco, in cui le persone ascoltano solo opinioni in linea con le proprie.
Anche la ripetizione e la facilità cognitiva giocano un ruolo nella formazione della verità soggettiva. Quando le informazioni vengono ripetute abbastanza spesso, le persone possono iniziare ad accettarle come vere, anche se false. Allo stesso modo, è più probabile che le informazioni facili da elaborare vengano accettate come vere, anche se non lo sono.
Nel complesso, la verità soggettiva è un concetto complesso che è presente in vari aspetti della vita. È importante essere consapevoli della sua influenza e valutare criticamente le informazioni e le convinzioni. Come dice la Bibbia in Proverbi 18:17, “Il primo che perora la sua causa sembra giusto, finché non viene il suo vicino e lo esamina”.
SCETTICISMO UNIVERSALE
Lo scetticismo universale sostiene che nessuna verità può essere conosciuta. Questa è una asserzione immediatamente contradditoria, poiché essa sostiene di sapere che è vero che la verità può essere conosciuta. Già questa è una verità, sostenere che non esista una verità. È una autocontraddizione, proprio come lo è un quadrato circolare, o un triangolo a quattro lati. Se l’asserzione è modificata per significare che nessuna verità è conoscibile con certezza, ci può solo essere probabilità, occorre comunque lo stesso problema: questa riformulazione è solo probabile o certa? Se fosse certa contraddirebbe se stessa; se fosse invece solo una teoria probabile, siamo certi che sia probabile o e probabile che sia probabile? E così via all’infinito. In questo caso nessuna asserzione può essere conclusa, il probabilismo equivale a dire che è probabile che sia probabile che sia probabile che…
Confutazione dello Scetticismo Universale
Gli argomenti più efficaci a sostegno dello scetticismo universale sono anche i più semplici e chiari. Ognuno di questi argomenti può essere confutato e rifiutato, vediamone alcuni:
Una prima obiezione all’oggettivismo e alla possibilità di conoscere la verità è quella che fa appiglio all’errore umano; noi tutti infatti sbagliamo: ci sbagliamo anche riguardo a quando sbagliamo; quando sbagliamo, non pensiamo di sbagliare. Come allora possiamo sapere in ogni caso di apparente conoscenza di verità se stiamo sbagliando o no? In altre parole, se possiamo sbagliare, possiamo sbagliarci riguardo a se ci stiamo sbagliando adesso. Se sbagliamo qualche volta, possiamo sbagliare in ogni momento, possiamo essere in errore anche adesso!
Chiaramente la validità di questa considerazione è nulla; lo sbagliare infatti non prova lo scetticismo; anzi, lo rifiuta. Sì è vero, noi erriamo, come dice lo scettico, ma siamo anche a volte consci del nostro errore; possiamo giudicare i nostri errori come appunto degli errori e correggerli.
L’unico modo con cui potremmo fare tale cosa è usando uno standard con cui misurare l’errore come erroneo, in quanto fallisce a conformarsi allo standard. È come giocare una partita di calcio: come si può sapere cosa è fallo e cosa non lo è, cosa è valido e cosa no? In base a un regolamento esterno, con cui le diverse azioni in campo vengono giudicate; l’invalidità presuppone il regolamento. Lo standard non può essere in errore; altrimenti non potremmo mai sapere che l’errore originale è in errore, poiché è solo mediante l’autorità dello standard che possiamo giudicare l’errore come errore. Dunque il concetto stesso di errore presuppone una certa conoscenza di verità.
Altra obiezione scettica è che la certezza viene solo aggiungendo a una idea, una prova, una ragione. Ma ogni prova dipende dal fatto che le sue premesse sono vere. Queste premesse, sono certe solo se provate da altre premesse, e così via all’infinito. Dunque nulla può essere assolutamente certo.
L’argomento secondo cui tutti gli argomenti devono avere un regresso infinito di premesse fu risposto molto tempo fa da Aristotele. La catena di premesse infatti non si dilunga indietro all’infinito poichè finisce quando essa arriva ai “principi primi”, o a verità “auto evidenti”, che non devono essere provate da ulteriori premesse perché provano se stesse, poiché il predicato sorge necessariamente dalla riflessione sul significato del soggetto. Per esempio, “Il Bene deve essere compiuto, e il male deve essere evitato”, “tutto ciò che ha un inizio deve avere una causa”, “il tutto è più grande di ciascuna sua parte”, ecc. Questi esempi non sono semplici tautologie, ma ci danno una vera comprensione della realtà. Questa comprensione non è una conoscenza di fatti empirici, che potrebbe essere stata diversa, ma è la comprensione di principi necessari e immutabili che dettano le relazioni tra alcune delle essenze delle cose. E anche se le premesse fossero delle tautologie, il regresso infinito del ragionamento potrebbe comunque essere interrotto a partire dall’esperienza. Anche se infatti l’esperienza ha una potenziale fallibilità più alta di quella dei principi auto-evidenti, non si può escludere che essa sia un modo mediante il quale il ragionamento inizia e si sviluppa.
Altra assurdità che viene spesso usata contro chi crede in qualcosa di oggettivo è che l’onere della prova stia nel credente, non nello scettico! In assenza di prove convincenti per l’esistenza della certezza, dobbiamo rimanere scettici. Il metodo più affidabile che abbiamo per ottenere certezze, il metodo scientifico, non ci chiede di partire da una certezza ma da un dubbio metodico universale. Le idee, a differenza delle persone, dovrebbero essere trattate come colpevoli finchè non si prova la loro innocenza.
Ci sono diverse risposte con il quale affrontare questa asserzione:
⇒ Se l’onere della prova sta sempre a quello che crede in una idea, allora il principio dovrebbe valere anche per la credenza nell’idea dello scetticismo.
⇒ Non c’è alcun metodo scientifico per provare che solo il metodo scientifico porta alla verità. “Accettare niente eccetto ciò che prova il metodo scientifico” è dunque contraddittorio.
⇒ L’onere della prova è su quello che dice che l’onore della prova sta sempre sul credente. Il senso comune ci dice che l’onere della prova è a volte sul credente e a volte sullo scettico; qualche volte una fede una fede metodica è più ragionevole che il dubbio metodico (fidarsi di un amico, dei tuoi sensi ecc); e l’onere della prova è sull’innovatore e sulla minoranza.
In un processo non basta dire da parte del “accusatore” “Lei è Colpevole mi dimostri che è innocente” ma si devono fornire prove certe. Non si puo dire all’ accusato so che lei è colpevole dimostri che è innocente!… L’onere della prova e di chi accusa! poi sta all’ accusato confutare le prove!
Altri scettici invece sostengono che “possiamo sempre provare che in verità non crediamo mai di avere una conoscenza assolutamente certa di qualcosa”. La domanda classica che viene proposta è “Ti faresti torturare se ti stessi sbagliando riguardo a qualcosa che ritieni certo? Infondo nessuno è davvero certo; c’è solo il sentimento soggettivo di confidenza, non una conoscenza certa della verità oggettiva.”
Ovviamente l’analogia della tortura crolla poiché la paura della tortura non ci rende razionali, ma irrazionali. La paura cambia i nostri sentimenti ma non le nostre nozioni e la nostra conoscenza; ci toglie i sentimenti di confidenza, ma non la certezza. Possiamo essere certi di qualcosa anche senza sentirci tali, come possiamo sentirci certi senza essere certi, uno riguarda la conoscenza, l’altro i sentimenti soggettivi.
Frequente strategia dello scettico è inoltre citare Freud. Viene infatti detto che egli abbia mostrato che il ragionamento dipende dai nostri desideri piuttosto che vice versa. Ragionare vuol dire razionalizzare, dunque perde la sua certezza.
Rispondere a questa obiezione, come è stato per le altre, è molto facile: Freud, nell’ultima pagine del suo libro “Il Disagio della Civiltà”, scrive che l’unica cosa che sappiamo di certo è che tutto il ragionare è razionalizzare, è il tentativo di “supportare illusioni con argomentazioni”. Questa singola cosa che Freud “sa per certo”, è proprio quella che sappiamo essere certamente falsa poiché è auto-contraddittoria: se tutto il ragionare è una razionalizzazione e dunque diviene invalidato, lo deve essere anche questo ragionamento che Freud crede essere certo. Questo è un suicidio mentale. Questo argomento invalida se stesso.
Infine rimane l’obiezione più sottile e divertente da confutare che è quella che asserisce che “l’unica verità oggettiva è che non esiste alcuna verità oggettiva oltre a questa”.
Anche questa obiezione è auto contraddittoria, anche se tale auto-contradditorietà è meno evidente. Infatti, dal punto di vista grammaticale essa non si contraddice. Tale frase però, come ogni asserzione non evidente, necessita di giustificazioni. Nello specifico dovrà dimostrare perché non esista “alcuna verità universale oltre a questa” qualunque giustificazione e motivazione che proporrà, per la sua stessa filosofia non potrà essere vera poiché l’unica verità era solo quella che non esistettero alcune verità. Qualunque giustificazione quindi non potrebbe essere vera, e la frase risulterebbe quindi indifendibile. Se lo scettico, dovesse rispondere che “non esistono verità tranne il fatto che non esistano verità e le sue giustificazioni” cadrebbe in una patetica spiegazione ad hoc e creerebbe una distinzione tra ciò che vero e falso totalmente arbitraria e priva di giustificazioni razionali. Inoltre la frase “non esistono verità tranne il fatto che non esistano verità e le sue giustificazioni” necessiterebbe, per essere sostenuta, le giustificazioni delle giustificazioni e così via, sino ad arrivare a principi auto-evidenti, e quando, lo scettico, riconosce l’esistenza di principi auto-evidenti sul quale costruire argomentazioni e giustificazioni razionali di una tesi, non è più uno scettico in senso stretto.
Risposta Conclusiva: tutte le forme di scetticismo sono autocontraddittorie alla fine. Sono tutti argomenti suicidi, sono illogici e vanno in netto contrasto con le leggi auto evidenti della ragione. Alla fin fine dicono che: è vero che non esiste la verità, o che sappiamo che non possiamo sapere, o che possiamo essere certi che non possiamo avere certezze, o che è una verità universale che non ci sono verità universali, o che possiamo essere dogmatici riguardo al fatto che non possiamo essere dogmatici, o che è una verità assoluta che non ci sono verità assolute, ecc.
SCETTICISMO RELIGIOSO
Lo scetticismo religioso sostiene che sebbene possiamo conoscere verità oggettive in campi non religiosi, specialmente nelle scienze, non possiamo conoscere verità oggettive nella religione. Quando questa teoria è usata come scusa per non analizzare gli argomenti apologetici, non fa altro che evitare il problema. L’apologetica sostiene di provare che almeno qualche asserzione religiosa è dimostrabile nella sua veridicità. Non ci si può tirare indietro dal rifiutare queste dimostrazione semplicemente presupponendo che nessuna verità può essere conosciuta in campo religioso.
Confutazione dello Scetticismo Religioso
Questa è una forma molto più moderata dello scetticismo, si limita alla conoscenza in ambito religioso. Se lo scettico religioso ha ragione, non possiamo conoscere niente di Dio!
Ma se non possiamo conoscere niente di Dio
⇒ Come possiamo sapere così bene che Dio non può essere conosciuto?
⇒ Come possiamo sapere che Dio non può rivelarsi e che non lo abbia già fatto?
Vedete, lo scetticismo sembra umile, ma è davvero arrogante: lo scetticismo religioso è un dogmatismo a priori, un pregiudizio. Dobbiamo invece avere la mente aperta e analizzare attentamente l’evidenza, e vedere dove essa porta. L’evidenza filosofica, scientifica, storica portano tutte verso il Cristianesimo. La maggior parte dei non credenti non si preoccupa nemmeno di indagare la questione. Certo, non conosciamo Dio nella sua interezza e completezza, ma questo non è scetticismo (che invece sostiene che non ci possa essere alcuna certezza e verità)
SOGGETTIVISMO RELIGIOSO
Il soggettivismo religioso è la posizione più diffusa ai giorni d’oggi. Essa vede la religione come “vera per te ma non per me”. Vede la religione solo come un sentimento, qualcosa che ci aiuta a vivere, un insieme di valori e idee. Ma le religioni, oltre ad essere anche le cose sopra citate, depositano affermazioni, rivelano fatti, che possono essere o veri o falsi. “Cristo è morto; Cristo è risorto; Cristo tornerà” sono affermazioni che possono essere vere o false, ma non rientrano nella nostra soggettività, non sono affermazioni interiori, ma riguardano un fatto oggettivo, al di fuori di noi. Riguardano la verità oggettiva, non soggettiva; riguardano leggi, non solo valori. Si parla infatti di una Resurrezione di un vero uomo, in carne ed ossa, non di una semplice “fede Pasquale” nelle menti dei fedeli.
Il soggettivismo religioso in poche parole sta a significare che la religione è stata inventata da noi, è vera quanto è vera una favola (ho risposto in dettaglio in questo articolo Dio-ha-creato-l’uomo-o-l’uomo-Dio? )
È un modo gentile per dire che Dio è una versione adulta di Babbo Natale, e che i credenti sono dei bambini mai cresciuti. È una asserzione troppo vaga.
È come dire “la scienza confuta la religione”. Ma: Quale scienza? Quale scoperta? Chi è lo scienziato? Cosa prova? Con quale dottrina va in contrasto? Qual è il vero significato di questa dottrina? Non esistono contraddizioni tra scienza e religione. Le leggi fisiche naturali non rifiutano miracoli soprannaturali.
L’evoluzionismo (sebbene non ci credo dal punto di vista religioso ) se fosse vero, non confuterebbe comunque la Creazione. Ogni apparente contraddizione può essere risposta. Se il Big Bang fosse vero, non contraddirebbe la creazione, la proverebbe. Ciò che rimane è soltanto un vago pregiudizio ideologico per il quale “la scienza” contraddice “la religione”.
Conclusione
In conclusione, la verità soggettiva è un concetto che è stato dibattuto per secoli in vari campi, tra cui la filosofia, l’epistemologia e la metafisica. È la convinzione che la verità sia relativa all’individuo e alle sue esperienze, emozioni e percezioni personali.
Sebbene la verità soggettiva possa sembrare allettante, può essere pericolosa quando si tratta di questioni di conoscenza e realtà. Se ognuno avesse la propria versione della verità, sarebbe impossibile raggiungere un consenso su qualsiasi cosa. La verità oggettiva, invece, si basa su fatti e prove che possono essere provati e verificati.
Come cristiani, crediamo nella verità oggettiva rivelata nella Bibbia. La Bibbia ci insegna che Dio è la fonte ultima della verità e che la Sua Parola è vera e affidabile. In Giovanni 14:6, Gesù dice: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me”.
Anche se potremmo non essere in grado di comprendere appieno i misteri di Dio e dell’universo, possiamo confidare nella Sua Parola e cercare di comprendere la Sua verità. Mentre ci sforziamo di raggiungere questo obiettivo, dobbiamo sempre essere consapevoli dei pericoli della verità soggettiva e dell’importanza di cercare la verità oggettiva in tutti gli ambiti della vita.
La verità soggettiva non è un concetto semplice, ma a prezioso concetto filosofico degno di profonda considerazione. È l’idea che la verità, spesso equiparata ai fatti, sia in realtà un costrutto soggettivo, modellato dall’ambiente, dalle convinzioni, dai pregiudizi e dalle aspettative di ogni singolo individuo. Per comprendere la verità soggettiva in modo più dettagliato, è necessario comprendere le implicazioni che ha su come un individuo percepisce il mondo che lo circonda.
Al suo centro, la verità soggettiva è composta dalle credenze, dai valori e dalle opinioni personali di un individuo. Sebbene molti presumano che queste convinzioni personali siano universalmente vere, in realtà sono tutt’altro. La percezione della verità da parte di ogni individuo è modellata dall’ambiente, dalle esperienze e dall’educazione unici che hanno incontrato nel corso della loro vita. Le loro interpretazioni della realtà sono naturalmente influenzate da questi fattori, invece che da una verità tangibile che esiste indipendentemente da essi.
Dio non esiste io sono Dio …
Questa nozione di verità soggettiva ha implicazioni critiche, in particolare nel modo in cui un individuo vede e reagisce a eventi e idee esterni. Senza una verità oggettiva su cui fare affidamento, la verità soggettiva può diventare una comoda stampella che può “legittimare” convinzioni e comportamenti che possono essere dannosi per gli altri o per la comunità nel suo insieme. Ad esempio, questo concetto può consentire a una persona di giustificare l’azione in base alle proprie idee personali di moralità o etica, senza comprendere l’impatto che ciò può avere su un’altra persona.
Allo stesso modo, anche la verità soggettiva può portare a false convinzioni. Quando gli individui vedono e interpretano i fatti attraverso il proprio obiettivo, possono opportunamente distorcere questi fatti per adattarli a ciò che già credono come verità, portando a ragionamenti e conclusioni circolari. Inoltre, la presenza di preconcetti e pregiudizi di un individuo può peggiorare ulteriormente questo effetto.
In breve, la verità soggettiva è un concetto prezioso da disimballare ed esplorare, date le sue implicazioni sul modo in cui un individuo percepisce il mondo. È importante rimanere consapevoli e vigili delle convinzioni e dei valori posseduti da ogni individuo, per garantire che si possa ottenere una prospettiva più ampia della verità. Questo, a sua volta, può portare a una maggiore comprensione reciproca, che avvantaggia la comunità nel suo insieme.
DOMANDE E RISPOSTE
Ecco qui degli esempi pratici di come rispondere ad uno scettico o ad un soggettivista in un dibattito
- Non puoi conoscere la verità!
Allora come fai a sapere che quello che hai appeno detto è vero?
- Nessuno conosce la verità!
Allora come fai tu a sapere che è vero che nessuno conosce la verità?
- Dovresti dubitare ogni cosa!
Dovrei dubitare anche questo?
- Non puoi conoscere il mondo reale!
Allora come fai tu a sapere questa cosa riguardo al mondo reale?
- Ogni verità viene dalla scienza!
Anche questa è una verità scientifica?
- Ogni discorso su Dio è inutile!
Anche questo discorso su Dio?
- Tutta la verità dipende dal tuo punto di vista!
Anche questa verità dipende dal tuo punto di vista?